La storia
Una Mano alla Vita nasce nel 1986 per iniziativa di privati, con l’intento di sostenere economicamente le attività assistenziali delle Unità di Cure Palliative (UCP) nate all’interno delle istituzioni sanitarie pubbliche sulla scia del Movimento delle cure palliative.
Tra il 1980 e il 2000 le UCP appartenenti al Sistema Sanitario Nazionale si sono potute sviluppare principalmente proprio grazie al sostegno economico delle organizzazioni no profit, vero volano del movimento, che ne hanno garantito la nascita e il mantenimento nel tempo, con adeguati standard qualitativi.
Sin dall’inizio le scelte di Una Mano alla Vita sono state improntate ai principi di trasparenza, affidabilità e correttezza.
- 4 ottobre 1991: riconoscimento giuridico dell’associazione da parte della Regione Lombardia (DPR 12704 del 04/10/91)
- 15 settembre 1998: iscrizione nel Registro delle Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale)
- 6 aprile 1999: fondazione con altre 21 associazioni della Federazione Cure Palliative.
L’assistenza domiciliare
L’assistenza ai malati terminali è assicurata da équipe multidisciplinari costituite da medici, infermieri, psicologi e volontari non sanitari che intervengono negli ultimi mesi di vita, su richiesta dei malati stessi, dei loro familiari e dei medici di base. L’esperienza ci conferma che la forma più efficace di aiuto e conforto al malato terminale e alla sua famiglia è un’assistenza che si prenda cura del paziente nella sua globalità, intervenendo non solo con prestazioni cliniche di alto livello professionale ma anche con partecipazione umana.
I Valori
Serenità dell’ambiente familiare
La maggior parte dei malati vorrebbe vivere l’ultimo periodo della propria vita nella propria casa: la famiglia, gli ambienti, gli oggetti di sempre, l’animale domestico, sono già di per se stessi terapia e sostegno.
Qualità della vita, libertà dal dolore e dalla sofferenza
L’équipe supportata da Una Mano alla Vita offre un’assistenza assidua e partecipe, finalizzata ad alleviare i sintomi ed il dolore da cancro, a mantenere lucida la coscienza e a salvaguardare tutta la possibile, per quanto minima, vitalità del malato.
Qualità del servizio
Il malato deve sentirsi protetto, deve avere la certezza che non verrà mai abbandonato; per tale motivo viene seguito sino alla fine dallo stesso medico, dalla stessa infermiera e dallo stesso volontario, senza avvicendamenti che potrebbero causare ansia e smarrimento.
D’altra parte il termine palliativo deriva dal latino pallium, mantello, qualcosa che viene avvolto attorno al malato come una rete di sicurezza.
Dignità della persona
Da sempre la cultura medica è orientata alla guarigione della malattia, pertanto chi è colpito da un male inguaribile è molto spesso abbandonato a se stesso, all’amore e all’inesperienza, anche se affettuosa, dei suoi familiari. “Non c’è più niente da fare” viene detto in queste occasioni. Ed è invece proprio in questi momenti che il malato ha diritto ad essere curato, a vedersi alleviata la propria sofferenza, ad essere aiutato a mantenere intatta la propria dignità di persona.