I nuovi orizzonti della musicoterapia

Il progetto di Musicoterapia a distanza nasce dall’idea di poter creare uno spazio terapeutico in grado di sostenere i bisogni dei pazienti anche in una situazione così delicata e particolare come la pandemia da Covid 19. Grazie ad Una Mano alla Vita Onlus e al supporto indispensabile di Nausika e Greta (psicologhe presso l’Hospice dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo), questo progetto è diventato realtà.

L’attuazione di un intervento musicoterapico in modalità a distanza rappresenta sicuramente una grande sfida. La relazione terapeuta-paziente è assolutamente fondamentale per la creazione di un percorso di supporto idoneo ed efficacie. La volontà di procedere anche in assenza di un setting condiviso (come può essere la stanza di degenza) è stata per me una scelta e un atto di presenza basato su un pensiero ben preciso: sono disposto a fare il necessario perché la musica possa comunque entrare nelle stanze dell’Hospice e creare uno spazio condiviso prezioso.

Il primo paziente in modalità on-line è stato Angelo, un uomo sulla settantina arrivato in Hospice in uno stato di salute molto fragile e precario. Purtroppo questo paziente si presenta senza un caregiver di riferimento. Attraverso un colloquio preliminare tra me e la psicologa viene organizzata la prima seduta on-line con Angelo. Il supporto utilizzato in Hospice è un tablet e la video chiamata viene avviata sulla piattaforma Zoom. La psicologa entra nella stanza di degenza del paziente e lo aiuta nella gestione del tablet.

Nonostante la difficoltà nel comunicare attraverso supporti informatici riusciamo a presentarci e a tracciare una linea di anamnesi sonoro-musicale. In seguito Angelo propone qualche brano da ascoltare: “Forse eri meglio di lei”, “E’ inutile davvero”, “Il ribelle” e “Sono un simpatico” di Celentano. Al termine di ogni brano Angelo dice:

…bella questa…

Continuiamo gli ascolti con altre proposte di Angelo: “No More (La Paloma)”, “It’s now or never” e “Jailhouse Rock” di Elvis. Angelo ascolta le canzoni e gestisce il tablet anche da solo.

L’ascolto di brani scelti dal paziente permette il recupero e la condivisione di ricordi legati proprio a queste musiche:

…mi ricordo quando queste canzoni le andavo a ballare…

Inoltre Angelo, al termine di ogni brano, mi chiede se io conosca o meno la canzone che abbiamo appena ascoltato. Quando confesso la mia ignoranza su alcune di queste, lui si sorprende ed è contento di avermi fatto scoprire qualcosa di nuovo.

Vorrei qui riportare un’altra esperienza all’interno del progetto Musicoterapia a distanza. La paziente che vi presento è Maria, arrivata da poco in Hospice per prognosi infausta e accudita dal figlio.

La paziente si presenta allettata e con un livello energetico molto basso. Nonostante questo accetta di fare la seduta di musicoterapia. Il figlio suggerisce di ascoltare qualche brano degli alpini.

Iniziamo con “Signore delle cime”, “Sul cappello”, “Dove sei stato mio bell’alpino”. Maria ascolta la musica con attenzione e ogni tanto canticchia. Il figlio si stupisce molto nel sentire la madre cantare e si avvicina a lei accarezzandole il viso. Maria si lascia andare ai ricordi e parla di suo marito, che era un alpino. L’ultimo brano è richiesto espressamente da Maria. “Quel mazzolin di fiori”. Durante questo ultimo ascolto Maria e il figlio si tengono per mano e a volte si guardano sorridendo. All’inizio della seduta la paziente ha delegato la scelta dei brani al figlio mentre alla fine ha espresso con chiarezza una preferenza. Questo piccolo atto di presenza della paziente, come il suo canto, è stato ben recepito dal figlio il quale ha aperto un canale comunicativo basato sul contatto fisico e sulla piena condivisione del momento presente.

Questa pandemia ha sconvolto completamente le nostre vite e ha messo in discussione alcuni dei punti fondamentali della relazione tra esseri umani. Il contatto fisico, la prossimità e la vicinanza, la condivisione di un luogo, di un’atmosfera e di un vissuto. Musicoterapia a distanza significa il recupero modulato di questi aspetti e la volontà di difendere il concetto stesso di relazione nonostante tutto. Questo è sicuramente uno dei fondamenti delle cure palliative e delle medicine integrate a queste annesse.

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